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L’Arte della Gioia — Goliarda Sapienza 31 Ott 2008

Posted by ctbk in Pagina 69.
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“Beatrice? Ma sua madre…”

“Cavallina, sì, me l’ha messo lei… per varie ragioni. Lei dice che Beatrice non mi sta bene, che papà sbagliò a darmi il nome della Beatrice di Dante. Era troppo perfetta, dice. Ma il fatto è che Dante era il poeta preferito di papà. Ma entriamo, vediamo questa stanza. Vieni…”

Sempre tirandomi per la mano che ora scottava nella sua, apri con sicurezza la porta e io la seguii felice. Proprio come il poeta, avevo anch’io la mia Beatrice con aureola e tutto per affrontare l’inferno che era stato per me questa stanza.

Quando entrai, Beatrice la illuminava talmente con la sua massa di capelli d’oro che quasi mi vergognai di essermene lamentata. Ma lei, dopo essere stata un momento ferma nel centro a fissare il pavimento:

“Certo, non è che sia una bella stanza, però ti posso assicurare che qui non c’è morto nessuno. Nessuno di questi oggetti è legato a disgrazie. No, qui non c’è morto nessuno, anzi prima ci stava una signorina inglese che ci ha lasciato per sposarsi. Purtroppo, perché non solo era molto carina, ma anche bravissima a insegnare. Adesso è un anno che la mamma ne cerca un’altra, ma non ci sono arrivate da Londra che fotografie di donne brutte e vecchie. Solo questo mese ne ho scartate dieci, figurati, le avesse viste la mamma!”

Rideva la mia Beatrice aggirandosi per la stanza, toccando i muri, esaminando le tende. Finché si fermò di scatto, affannata, come se avesse perduto l’equilibrio, eppure non aveva corso. Mi guardò e si fece seria fissandosi l’orlo del vestito. Ecco cos’era: la mia Beatrice non era perfetta come quella del poeta, zoppicava. Vedendo il suo pallore cercai di sorriderle, ma le mie maledette labbra non si volevano muovere. Avrei dovuto escogitare un qualche esercizio per imparare a sorridere.

“Mi sorridi triste triste…” Sì, dovevo escogitare qualche esercizio. “Ma… ti faccio pena?”

Quel ti faccio pena sciolse i nodi della prudenza che mi legavano e mi trovai vicino a lei che quasi l’abbracciavo.

“Ma quale pena, Beatrice, lei è bellissima e anche se…”

“Allora te ne sei accorta? Meno male! Così almeno con te non mi devo sforzare più.”

Grazie a Daniele per la pagina.

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